DE ARS VENANDI (CUM RICHIAMI ACUSTICI PROIBITI)

La stagione di caccia apre ancora una volta delle riflessioni. Credo, per la prima volta, i cacciatori hanno pagato una pubblicità sui giornali per sostenere che la caccia non è selvaggia ma regolamentata molto severamente in Italia. Effettivamente esistono delle leggi che pongono dei paletti all’attività venatoria (non molti, visto che vige ancora l’odioso articolo del codice civile in base al quale col fucile si può entrare impunentemente nella proprietà altrui!) ma i controlli chi li fa? Domenica scorsa camminavo con degli amici nel parco regionale del Monte Subasio, dove quindi ogni attività venatoria è vietata; il suolo era coperto di neve (e quindi anche se non fosse area protetta, la caccia sarebbe vietata) e infine il simpatico bracconiere che abbiamo incrociato usava richiami acustici, che sono vietatissimi e per i quali scatta il Codice Penale.
Direte che era un’eccezione. Purtroppo, in assenza di controlli adeguati molti cacciatori diventano bracconieri. Questa parola, come tante altre, è stata anche ormai privata della sua accezione negativa. Proprio oggi alla radio sentivo la pubblicità di un ristorante, la “Taverna del Bracconiere” e ci pensavo. Perché allora non recarsi con fiducia alla “Banca dell’evasore” oppure alla “Locanda dello stupratore”. In fondo, che differenza c’è? Le parole contano, ricordiamocelo, vediamo di usarle bene. In tutti i contesti, per evitare di svuotarle di significato e sdoganare parole negative che non c’è ragione per cui non debbano rimanere tali.

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