T’AMO PIO TONNO

Non amo il tonno in scatola, preferisco lo sgombro. In queste feste però sono stato omaggiato di due barattoli di vetro di tonno particolarmente graditi. Il primo perché proviene da un’amica lucana ed è una conserva casalinga, fatta dalla madre, tutt’altro sapore rispetto a quello che vendono al supermercato. Il secondo, invece, è un tonnetto striato (skipjack), non a rischio e di taglia piccola, certificato “pescato a canna”, insomma uno dei pochi tonni provenienti da pesca sostenibile in commercio. Normalmente mangiamo tonno pinna gialla (a rischio estinzione) oppure lo striato ma pescato con i FAD (Fish Aggregating Devices – Sistemi di Aggregazione per Pesci). I FAD aggregano però anche pesci piccoli di altre specie, ma piccoli perché ancora immaturi, come il pinna gialla (yellowfin) e il tonno obeso (bigeye). Questa è la ragione per cui i FAD risultano un metodo di pesca altamente dannoso e colpevole di mettere a grave rischio la riproduzione naturale di alcune specie, appunto il tonno pinna gialla e il tonno obeso: in ogni pescata su FAD c’è circa un 20% di tonno di taglia immatura. Se tutte le Grandi Marche utilizzassero, come già fa qualche marchio che troviamo al supermercato, solo tonno pinna gialla di taglia matura, a poco a poco tutti i Grandi Pescatori smetterebbero di usare i FAD, semplicemente perché, avendo sempre meno “domanda” di tonno immaturo valuterebbero più conveniente non usare i FAD. Per saperne di più c’è sempre la classifica di Greenpeace “Rompiscatole”.

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