ANCHE IL LINGUAGGIO CHIEDE GIUSTIZIA

Facciamo uno sforzo per rinnovare il nostro linguaggio di giornalisti, non parliamo più di “tragica fatalità”. L’ineluttabilità non esiste quando parliamo di morti sul lavoro. Il messaggio forte e chiaro del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, è arrivato a Campello sul Clitunno dove l’altro ieri è stato consegnato il Premio Clitunno ai giornalisti che si sono distinti nel trattare questo tema.
Ricevendo da Fausto Bertinotti il terzo premio per un dossier su Famiglia Cristiana.it, l’ho voluto ringraziare per le sue parole, segnalando quanto fossero condivise anche nel dibattito che ho moderato il giorno prima alla Camera dei Deputati, presentando “L’Italia Diversa”(nella foto a fianco).
Lì ricordavamo non un morto sul lavoro ma un “morto sul volontariato”, Sandro Usai, morto spalando il fango a Monterosso nell’alluvione del 25 ottobre, un mese fa esatto. Anche alluvioni e frane non sono imprevedibili, anche lì bisogna adottare tutte le misure per intervenire prima della tragedia, perché dopo è troppo tardi. Bertinotti ha detto che accadono queste disgrazie perché si mette il denaro al primo posto, perché vale più della vita umana. Non molto diverse le parole, frutto di un’altra provenienza, di Riccardo Petrella, professore all’università cattolica di Lovanio, alla Camera, che ha parlato di “desacralizzazione della vita”. In tempi di crisi economica, vale la pena ricordarci quali sono i valori che vengono prima, la vita umana è uno di questi, la tutela dell’ambiente è un altro e spesso sono legati. Come dimostra il caso della Umbria Oli di Campello, disastro ambientale con tonnellate di olio bruciate e riversate nel fiume e 4 morti. Come ha voluto fare Bertinotti, “con una preghiera laica”, ricordiamo i loro nomi: Giuseppe, Maurizio, Tullio e Vladimir. Il 13 dicembre, 5 anni dopo, ci sarà forse la sentenza di primo grado del processo che vede il titolare dell’azienda
sul banco degli imputati.

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