CHIUDIAMO I DELFINARI

Su “Famiglia Cristiana” in edicola domani, nella rubrica “Come vanno le cose” affronto il tema dei delfinari partendo dal documentario Premio Oscar “The Cove”.
indigna e commuove, mostrando la strage compiuta dai pescatori in tutto il suo orrore e smontando le motivazioni a favore dell’usanza. Il Giappone è diviso e nonostante venga visto come un film che “offende la nazione” (esattamente come è stato bollato da alcuni esponenti politici “Draquila” di Sabina Guzzanti sul post terremoto a L’Aquila), le sale che lo proiettano aumentano perché le polemiche stimolano l’interesse. E se tempo fa la più famosa catena di fast food ha rivisto e corretto le dosi dei propri menù dopo la denuncia di “Super Size Me” di Morgan Spurlock, speriamo che anche questo documentario colga nel segno.
Ma c’è ancora bisogno di tenere i delfini in cattività? “Se i delfini sono oggi così amati è dovuto anche a strutture come i delfinari che oggi però credo abbiano fatto il loro tempo” afferma Marco Affronte, della Fondazione Cetacea. “Nel film “The Cove” abbiamo visto che i proprietari dei delfinari vanno a scegliersi gli esemplari migliori mentre gli altri vengono destinati all’alimentazione. Ma c’è da domandarsi se il motore del massacro non sia proprio l’industria dei delfinari”. Ogni tanto nascono dei delfini in cattività, ma ancora troppi animali nel mondo continuano ad essere prelevati in natura, nonostante in molti Paesi la loro importazione sia vietata dalla Convenzione di Washington. Molti di questi, poi, muoiono durante il trasporto.

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