DIAMO VOCE AI RAGAZZI

1.400 fra bambini e ragazzi, tutti fra i 10 e i 24 anni, provenienti da 120 paesi di tutto il mondo si sono incontrati sotto l’egida dell’Unep e di altre importanti sigle internazionali (Ilo, Unicef, Unfpa, Fao, Wmo, Unesco e Un/Desa) in vista della Conferenza mondiale sull’ambiente che si svolgerà a Rio de Janeiro nel giugno del 2012, vent’anni dopo quella storica del 1992. «Come bambini – spiega Adeline Tiffanie Suwana, 14 anni, indonesiana –, siamo in grado di piantare alberi, pulire fiumi e spiagge, ma non possiamo impedire alle industrie di inquinare i nostri fiumi, non possiamo costringerle ad adottare un’economia verde. Vogliamo che politiche e leggi che rendano le industrie sostenibili ». «Nei prossimi dieci anni – si legge nella dichiarazione che questi giovani faranno recapitare a Rio – la popolazione mondiale raggiungerà i 7 miliardi e avremo bisogno di dare lavoro a oltre un miliardo di giovani: lavori che consentano di vivere una vita produttiva e che valga la pena di essere vissuta ma anche che contribuiscano a raggiungere una piena economia verde». «Perché l’economia verde decolli – ha detto un altro dei partecipanti alla Conferenza di Tunza, Danier Isfer Zardo, brasiliano di 24 anni – dobbiamo guardare la nostra società, il nostro ambiente e renderci conto che non possiamo ridurre la povertà e proteggere l’ambiente senza avere lavori verdi, soprattutto per i giovani». «Troppi dei nostri giovani hanno un senso di impotenza e frustrazione davanti al “come vanno le cose” – ha concluso Achim Steiner, sottosegretario generale e direttore esecutivo dell’Unep in chiusura dei lavori di Bandung –. I governanti devono ascoltarli con più attenzione e maggiore cura e garantire che la loro volontà di partecipazione sia supportata. Non solo i giovani hanno gli ideali, le soluzioni e l’energia, ma spesso sono liberi dall’aver indici accusatori rivolti loro, o dalle astuzie della politica o da passati interessi che possano deviare il futuro. I giovani riuniti a Bandung sono il miglior antidoto a un mondo che continua a giustificare la disoccupazione di massa, la povertà e la distruzione dell’ambiente nel nome del progresso economico. E sono anche la parte migliore attraverso cui sperare che Rio+20 sia un evento di trasformazione ».
Questo testo è l’editoriale di Marco Gisotti su “Ecolavoro” di ottobre 2011. Sul mio canale youtube ho messo il video di un altro ragazzo intervenuto alle nazioni Unite, Felix, ascoltatelo perché ne vale la pena.

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