NUCLEARE IN GIAPPONE, SI CHIUDE

Domani, 5 maggio 2012, verrà spento l’ultimo reattore nucleare ancora funzionante in Giappone. Dopo il disastro di Fukushima, il reattore di Tomari è l’ultimo dei 54 presenti sull’arcipelago ancora in funzione.
Per la prima volta dal 1970, il Giappone resterà senza energia nucleare. Fino al giorno del disastro di Fukushima, l’11 marzo del 2011, il Paese produceva il 30 % della sua energia grazie alle centrali nucleari. Una data significativa, quindi, a poca distanza dall’anniversario di Chernobyl, di cui pochi si sono occupati, anche se da scrivere c’era. Partono, infatti, i lavori per la messa in sicurezza del sarcofago che ricopre il quarto reattore esploso, costruito a partire da metà giugno 1986. I lavori si protrassero per 206 giorni e notti e coinvolsero 90.000 lavoratori che impiegarono ben 300.000 tonnellate di calcestruzzo e 1.000 tonnellate di strutture metalliche. Si stima che
la quantità di materiale radioattivo altamente pericoloso contenuto all’interno dell’attuale sarcofago sia di circa 200 tonnellate.
All’interno del sarcofago si trova dunque ancora oggi il 95% del materiale radioattivo presente al momento dell’incidente. Nel 2006 il
sarcofago presentava all’incirca 100 metri quadri di crepe e fessure dalle quali penetra l’acqua piovana. Per la messa in sicurezza, si
costruirà un arco in acciaio che avrà tre volte il peso della Torre Eiffel mentre l’altezza prevista è di 105 metri, ovvero quanto un
palazzo di 30 piani o quanto l’altezza della Statua della Libertà.
Nell’ipotesi più ottimistica, per la bonifica completa della centrale nucleare di Chernobyl occorrerà ancora un secolo. Di questo abbiamo
parlato al Festival di giornalismo di Perugia, nel dibattito “Sbatti l’atomo in prima pagina”, ora disponibile sul web, e credo sia necessario continuare a parlarne.

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