QUANDO L’UNICO POSITIVO E’ UNO ZINGARO

Sono andato a vedere “Fish Tank”, film di apertura del Festival del film indipendente Riff, in corso al Nuovo Cinema Aquila, al Pigneto, a Roma.
Duro come un pugno nello stomaco il film racconta la storia di Mia, adolescente che vive in una periferia inglese. L’inglese parlato dai protagonisti è davvero ostico e difficilmente a volte riconducibile con certezza alla lingua di Shakespeare. Ne passa di tutti i colori la ragazza, con una famiglia distrutta, in un ambiente sociale degradato, dove l’unica proposta che le viene fatta da chi le sta intorno è “Let’s get wasted” (Dai, devastiamoci!), con l’alcool protagonista indiscusso.
Ma lei, come può, tenta di fuggire. Prima inseguendo un sogno come in “Miss Little Sunshine”, con tutte le differenze del caso e poi grazie a un ragazzo nomade che conosce per via di un cavallo. E questo ragazzo, facendo il bilancio, è l’unica figura realmente positiva che incontra.
Molto spazio narrativo è lasciato a un’altra figura maschile, il nuovo fidanzato della madre, la cui positività si rivela alla fine un’illusione. Il film iperrealista, crudo, non è però mai lezioso e demagogico, non insegue il politically correct a tutti i costi. Genuino e senza sconti.

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