VERSO COPENHAGEN

Ho iniziato a collaborare con Famiglia Cristiana. Sul numero di questa settimana due articoli, che qui ripropongo.

TRA CINA, INDIA E USA E’ LA SFIDA SUL CLIMA

A Copenhagen l’Europa arriva con il proprio obiettivo ambizioso di raggiungere entro il 2020 il 20% di fonti rinnovabili, il 20% di risparmio energetico e il 20% di riduzione della CO2.
Il piano degli Stati Uniti, che trova molti ostacoli internamente, è di ridurre le emissioni del 17% rispetto ai livelli del 2005 entro il 2020.
“Il quadro globale è per la prima volta promettente e non solo grazie alla svolta di Obama. Il Giappone  ha annunciato di aumentare  l’obiettivo di riduzione delle emissioni dall’8 al 30% mentre Cina e India per la prima volta si sono dette disponibili a ridurre anche loro” afferma Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club. La Cina vuole diminuire sempre più l’apporto del carbone privilegiando le fonti rinnovabili, eppure il Pil cinese cresce così rapidamente che, anche tagliando il carbone, le sue emissioni di CO2 continueranno ad aumentare. Il governo indiano potrebbe decidere di ammorbidire la posizione nei negoziati rinunciando a chiedere aiuti in cambio di un taglio alle proprie emissioni, spaccando il fronte dei paesi in via di sviluppo e allineandosi alle nazioni più ricche del pianeta in cerca di un ruolo di maggior peso a livello internazionale. L’obiettivo del ministro dell’Ambiente Jairam Ramesh  sarebbe quello di ottenere dagli Stati Uniti un taglio delle emissioni più consistente.
Anche il Brasile ha detto di essere pronto a sostenere riduzioni delle emissioni, mentre i paesi africani protestano contro gli obiettivi troppo modesti che i paesi industrializzati hanno adottato, affermando di essere i più vulnerabili al cambiamento climatico e quelli meno responsabili della situazione.
Sulla stessa linea Greenpeace, secondo cui i contributi finanziari che l’Europa dovrebbe versare ai Paesi in via di sviluppo non sono affatto un gesto di “carità”: complessivamente, infatti, i Paesi industrializzati sono responsabili per il 64% dell’attuale crisi climatica.
L’Australia, infine, ha una sua proposta, molto criticata dagli ambientalisti, che prevede che ogni Paese fissi i suoi obiettivi con una legge nazionale, senza prendere però  impegni internazionali legalmente vincolanti. Non siamo sulla strada giusta e prima di Copenhagen bisogna trovarla anche perché  il bilancio del Protocollo di Kyoto non è dei più esaltanti: rispetto al 1997 le emissioni globali sono cresciute del 25% e il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha ammesso che il trattato sul cambiamento climatico potrebbe non essere concluso quest’anno.

L’ITALIA CHE VENDE SOLE AGLI ARABI

Nel 2008 l’Italia ha raggiunto il sesto posto al mondo per sfruttamento dell’energia eolica e il terzo in Europa, mentre quest’anno con una crescita di circa il 25% potremmo essere addirittura quarti, dopo Germania, Stati Uniti e Cina. Anche il fotovoltaico ha visto ancora una decisa crescita, sempre grazie al “conto energia”, recuperando così uno storico ritardo.
In Molise è in arrivo il primo parco eolico off-shore italiano, mentre in Sardegna è in progetto una centrale che sfrutta il solare termodinamico – quello per la produzione di energia, non di acqua calda – di ben 50 Megawatt.
Il nostro Paese è poi tra i “primi della classe” in altri settori; riciclando il 65% del vetro è stato possibile evitare nel 2008 l’immissione in atmosfera di quasi 2 milioni di tonnellate di CO2, equivalenti all’inquinamento prodotto da tutte le auto circolanti nella città di Milano.

E se Roma è la più verde del continente, con il 68% del territorio coperto da parchi, Milano avrà presto un altro primato, il più grande impianto fotovoltaico su tetto al mondo. Verrà realizzato entro fine estate 2010 su 270 mila metri quadrati di superficie sopra i padiglioni di Fieramilano, a Rho-Pero. Sarà in grado di produrre una quantità di energia – secondo le stime circa 18/20 milioni di kilowattora l’anno – corrispondente al fabbisogno di una cittadina di 20 mila abitanti. Una piccola azienda marchigiana, poi, vende addirittura il sole agli arabi, illuminando con i propri lampioni solari l’Arabia Saudita mentre dall’Umbria, da Campello sul Clitunno, arrivano i bus elettrici che sono entrati da poco in servizio a Copenaghen!

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