CANCUN E LA PARABOLA DI FOFO’

Quello che pubblico non è un mio post ma l’editoriale di Lillo Alaimo Di Loro, vicepresidente Aiab (Associazione Italiana Agricoltura Biologica) pubblicato sull’ultima newsletter. Non avrei potuto scrivere nulla di diverso. L’anno scorso ero a Copenhagen e se quest’anno non sono a Cancùn posso rimpiangere le spiagge ma non la Cop sul clima che purtroppo approderà a ben poco.Conoscete la storia di Fofò? Successe che la corazzata ammiraglia della marina militare di un potente impero, incrociando le acque dell’oceano, in un notte senza stelle, scorge una luce all’orizzonte, pericolosamente in rotta di collisione. Il primo ufficiale allertato dalla vedetta trasmette personalmente questo ordine: sono il primo ufficiale della nave ammiraglia della marina del grande imperatore, ti ordino di spostarti. Dall’altra parte un semplice: io non posso, spostati tu. Indignato il primo ufficiale riferisce al capitano, che ripete l’esperienza e ottiene lo stesso irrispettoso esito. Si giunge infine a disturbare l’ammiraglio in persona, che in preda all’ira comunica: sono l’ammiraglio ti ordino di spostarti o sarai speronato. Questa volta dall’altra parte, una risposta secca ed esaustiva: sono Fofò, il guardiano del faro e non posso spostarmi, voi fate quello che vi pare! A Cancun, in Messico, 194 paesi si riuniscono per discutere dei cambiamenti climatici . Alcuni tra loro ricorderanno agli altri che sono la flotta dell’imperatore e spetta a loro seguire la strada che hanno deciso, che gli altri se vogliono potranno spostarsi, giusto per non venire speronati. Il summit della sedicesima Conferenza delle parti (Cop 16) sulla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc), dovrebbe tra l’altro rimediare alla “non decisione” del vertice di Copenaghen dello scorso anno, quando gli Stati si rifiutarono di compromettersi per trovare un accordo vincolante da sostituire a quello di Kyoto, che come noto scadrà nel 2012. Cosa il mondo si potrà aspettarsi da Cancun è tutto da vedere. C’è da chiedersi quanto ha ancora senso illudersi che le decisioni “dei grandi della terra” e dei loro governi, basati sui meccanismi del così detto sviluppo pulito, attuato attraverso l’accordo sugli impegni di investimento e l’intervento della Banca Mondiale, possano realmente produrre effetti consistenti e duraturi sul clima. O se piuttosto, il problema della qualità e della vita del pianeta non risieda tutto nel modello di sviluppo che si intende adottare, che non può che basarsi sull’abbandono dell’idea della crescita ad ogni costo e seguire i principi della sostenibilità. Inoltre il dissidio, tra chi (i paesi industrializzati) continua l’opera di dissipazione delle risorse fossili e chi (i paesi in via di sviluppo come Cina ed India) rivendica il diritto di inquinare altrettanto deve essere definitivamente risolto. In questa direzione si muove anche il Movimento internazionale la “Via campesina”, che proprio su Cancun ha marciato in questi giorni, per sostenere i diritti della vita e la giustizia sociale, chiedendo che la Convenzione quadro dell’ONU sui cambiamenti climatici adotti le risoluzioni della Conferenza mondiale dei popoli sui diritti della Madre Terra, che ha avuto luogo a Cochabamba, in Bolivia. Forse è solo l’opinione di una minoranza generosa o più semplicemente la voce di Fofò, ma sarebbe stupido non coglierla come preziosa  opportunità  per evitare il peggio.

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