UNO SPORCO LAVORO

È uno sporco lavoro ma devo pur farlo. Così ho pensato spandendo il letame in granuli sui miei ulivi in Umbria. L’ho fatto con le mani, non con la pala, per stringere la terra che nutrivo e che sentivo che mi ringraziava. Ha chiesto anche acqua, ma per questo ci rimettiamo al cielo. Mercalli su “La Stampa” dice che la siccità continuerà e non c’è da stare allegri, le sorgenti del monte sono tutte a secco e anche “il lago” da cui parte il sentiero 56, che ho percorso sabato, è a secco.
I sacchi di letame pesano, ma per fortuna ci ha pensato Matteo, il maestro di yoga, a rimettere in sesto la mia schiena. Abbiamo fatto anche “il saluto al sole”, e come poteva mancare con le temperature di questi giorni che fanno impazzire la vegetazione. Lo spino di Giuda è già in fiore, così il ciliegio e il pruno…A Spello ho parlato a lungo con un mio cugino che mi raccontava che stanno per costruire un’altra scuola fuori della cittadina, così che sia più raggiungibile in macchina. Quella in centro, con una bella mimosa in fiore davanti, per molti spellani è scomoda. Anche per 300 metri i bimbi (l’obesità non a caso è in crescita) vengono accompagnati fin sotto scuola. Follia. “E se poi piovesse?” dicono le mamme, ignare di moderne invenzioni quali ombrelli e impermeabili, per non parlare del fatto che l’uomo non è solubile all’acqua.
Sorella Acqua, quante te ne dicono! Sembra incredibile in questa terra francescana (il B&B non lontano dalla scuola è “Frate Sole” e ci ho accompagnato delle suore) ascoltare certi discorsi. Vogliamo delle città costruite per le auto o per gli uomini? Su questo dobbiamo chiarirci.

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